Ma i Servizi Segreti servono al Paese?

Servizi segreti
Servizi segreti

Io tifo per la Nazionale. Capita nella vita di non potersi sempre scegliere le frequentazioni. Soprattutto sul lavoro. Da vecchio reporter ho frequentato più “banditi” -nel significato esteso del termine- che belle donne. Più magistrati che avvocati o medici. Più probabili spie che miti diplomatici in servizio nelle molte sedi di corrispondenza estera in cui ho lavorato per la Rai. Quindi capisco i termini tecnici della partita aperta tra pezzi dello Stato con la sentenza di Milano e non riesco a fare il tifoso, ad avere “una squadra” per cui parteggiare. Per la verità, sarei tifoso della Nazionale, ma i giocatori in campo in questa partita mi sembrano tutti prigionieri dei diversi Club di appartenenza. E ciò mi irrita, anzi, mi indigna come cittadino. E provo a spiegarlo tra molti dubbi.

Sempre con i magistrati. Ovviamente se l’alternativa è tra Stato e anti-Stato, tra mafiosi e tutori della legge, tra servitori del Paese e politici che lo Stato lo prevaricano. Quattro anni da cronista al Consiglio Superiore della Magistratura e diversi Congressi dell’Associazione magistrati mi hanno insegnato anche altro. Ho avuto il privilegio di conoscere e intervistare Falcone e Borsellino, ma ricordo ancora la sporca manovra di potere interna fra correnti della magistratura che bloccò la nomina di Falcone all’ufficio Istruzione di Palermo e la fine del pool antimafia. Io ricordo ancora i nomi e loro, spero, continuino a vergognarsene. Sintesi, sempre dalla parte della magistratura come potere terzo, garante di eguaglianza per tutti i cittadini, con prudenti riserve sul singolo magistrato.

Sempre da italiano. Le spie le conosci da giornalista per caso. Un vecchio amico sbirro che scompare e poi ritrovi a Roma, alla “Presidenza del Consiglio” è sicuramente un Sisde. Ops, scusate, un Aisi. Un addetto politico o culturale all’ambasciata che di politica e di cultura non ne capisce un cavolo, ed ecco il vostro Sismi -scusate- Aise, che neppure può provare a nascondersi. Se attorno c’è una guerra, capita anche di diventare amici e di condividere interessi. Spiego, ad evitare equivoci di inammissibili collusioni tra giornalismo e spionaggio. Esplode una bomba e il sapere cosa ha colpito è interesse condiviso che non vìola i rispettivi vincoli etici. Meno simpatica la certa presenza di spie “altre”, come a Gerusalemme con israeliani e palestinesi. Umanità e valori vari.

I Servizi Deviati. Un altro pezzo di vita l’ho trascorso a indagare praticamente tutti gli irrisolti misteri d’Italia, da piazza Fontana in poi. E lì di magistrati e di spie c’era sovrabbondanza. I “buoni” e i “cattivi”, allora. Salvo crescere e scoprire che quel confine era molto più labile. Quando uno ha frequentato i Federico Umberto D’Amato, i La Bruna, i Gelli, i Pazienza, se non è proprio scemo frena. Dove sta realmente lo Stato? Deviato chi? Chi esegue ordini o chi gli ordini li dà? E chi è che ha dato l’ordine. La parte politica legittimamente eletta da noi italiani o una parte che esercita “tutela”? E se dietro un ordine c’è un governo italiano legittimo ma l’ordine è illegittimo, chi è che è “deviato”? Porcate tante, certezze poche, e il “Segreto di Stato” cosa solitamente ha coperto?

La questione Abu Omar. Abbastanza semplice. Gli Stati Uniti colpiti dagli attentati dell’11 settembre 2001 decidono che nella lotta contro Al Qaeda e terrorismo non valgono più regole e leggi. Da Padroni del mondo lo applicano in casa e lo esportano nel mondo. 54 paesi, ora sappiamo, coinvolti in sequestri illegittimi e violenti quale quello di Abu Omar. Condannati gli agenti Cia che operarono a Milano nel sequestro del povero Imam poi torturato in Egitto. E l’allora Sismi poteva non saperne nulla? Nessuno di loro diede una mano, o almeno lasciò loro mano libera? Le dure condanne di Milano danno una risposta chiara. Meno chiaro è quel Segreto di Stato imposto agli imputati-spie e divenuto di fatto un impedimento alla difesa. Segreto di Stato al servizio di chi?

Bega giuridica e posta in gioco. Il ricorso alla Corte Costituzionale per risolvere la delicata questione di legittimità non ha fermato la sentenza. Ci saranno ricorsi, polemiche e tempo. A chi giovi tutto questo non risulta chiaro. Alla magistratura per ribadire che la legge è uguale per tutti? Può essere una chiave di lettura. Certo non rafforza la percezione di una appartenenza sentita allo stesso Stato. A meno che la Corte d’appello non abbia ritenuto che l’eventuale partecipazione del Sismi all’affare Abu Omar non sia stato un affaruccio di amicizia o di interesse tra spie atlantiche. Tre governi, a partire dal Berlusconi II, hanno deciso il Segreto di Stato. Se è contro quel segreto che mira la sentenza, non risulta da alcun articolo di legge “il gioco di sponda” a colpi di galera.

Ma i Servizi servono? A prescindere dalla vicenda Abu Omar e dalle ancora oscure tragedie del passato, che non riguardano certo uomini e donne del Servizi segreti italiani di oggi, questi benedetti Aisi e Aise, intelligence interna ed estera, servono a qualcosa, sono una parte dello Stato, e se lo sono, vanno tutelati? Nessuno giustifica la dottrina Bush su Rendition o Guantánamo. Ma qualcuno immagina che tutelare o sottrarre segreti a difesa dello Stato avvenga nelle formule giuridiche da organi di polizia giudiziaria? Esiste o non deve esistere un interesse primario dello Stato inteso come comunità nazionale che prevalga in alcuni casi sui vincoli legali? Paesi democratici, per la loro sicurezza riconoscono l’extra legem. Chi non sceglie spesso inciampa.

Per chi tifare? Alla fine, incorreggibile vizio italiano, per chi parteggiare? Siamo in campagna elettorale e in attesa di conclave papale! Io tifo per i magistrati che garantiscono la legalità contro il malcostume dilagante della Società dei Furbi. Io tifo per quelle Barbe Finte (odio il termine 007) che ho visto difendere lo Stato e la sicurezza di tutti noi a rischio della vita. Ma allora -direte voi- con chi te le prendi? Me la prendo con l’Italia che amo, da amante tradito, per l’insipienza di certi suoi vertici e per l’incoerenza delle sue rare scelte. Sarò stupidamente idealista ma vorrei assieme, giudici integerrimi e capaci, e ho amici tra di loro, e “Agenti segreti” che il segreto lo coltivano a difesa dello Stato e non per nascondere malefatte. E dove la pelle te la giochi, ne ho visti tanti.

Rimprovero trasversale. Come ogni cronista che allora di diceva “d’assalto”, ho violato il segreto istruttorio a più non posso. Col privilegio personale (ero il Tg1) di poter superare porte inviolabili in procure da Palermo a Milano. Umma umma e rapporti personali, specchio delle candidature dell’ex magistrato Ingroia. Nei tribunali degli Usa ho scoperto gli uffici stampa. Idem per il mondo delle spie. Langley e Lumblianka che sia, dove ho ficcato il naso. C’è un indirizzo e serve un telefono. Certo non basta bussare, ma sai a chi rivolgerti. Ora, come in qualsiasi Paese di democrazia adulta, mi piacerebbe fare qualche domanda ai magistrati della corte di Milano. Come piacerebbe visitare quel Forte Braschi sul cui retro posteggio per andare in pizzeria. Trasparenza non vìola segreto.

Fonte Globalist

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Autore

  • Francesco Polimeni

    Esperto blogger nel settore della sicurezza e della sorveglianza. Condivide la sua vasta esperienza in questo campo, offrendo consigli, approfondimenti e aggiornamenti sulle ultime tecnologie e tendenze in materia di sicurezza e privacy. La sua expertise nel settore è rinforzata dalla sua lunga carriera e dalla profonda conoscenza delle tecniche di sorveglianza e contro sorveglianza.

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