Il traduttore, che doveva trascrivere in dialetto pugliese il contenuto di alcune intercettazioni, le sbaglia facendo arrestare due fratelli che sono rimasti in carcere per tre anni da innocenti.L'accusa nei confronti di Antonio e Michele Ianno è pesantissima: associazione mafiosa e concorso in tentato omicidio.
Il fatto, come riportato dal quotidiano Libero, ha inizio nel 2004 quando il Giudice delle Indagini Preliminari del tribunale di Bari emette un ordinanza di custodia cautelare per i due fratelli. Svolgono la professione di imprenditori edili, ma allo stesso tempo vengono valutati membri della cosca malavitosa con a capo la famiglia Martino - Di Claudio.
Rimarranno in carcere per tre anni uno e tre anni e mezzo l'altro, ma poi ci si accorge che in effetti non c'entravano nulla, che quella cosca non ne facevano parte e che l'omicidio di cui erano imputati non l'avevano mai eseguito. Come non avevano nulla a che fare con il porto di armi abusivo, niente di niente. Insomma il classico "errore giudiziario".
Solo dopo tre lunghi anni, i giudici si sono accorti dell'errore: Michele ed Antonio Ianno vengono rimessi in libertà. Per i lunghi 36 mesi di ingiusta detenzione i due fratelli hanno richiesto un indennizzo di circa 500 mila euro a testa.