Gli agenti segreti nell’era dei social

agenti segretiGli agenti segreti della Cia, prototipo globale della discrezione, possono avere una pagina Facebook o un account su Twitter? Risposta ufficiale dei servizi segreti americani: non solo può, ma deve. A certe condizioni.

L’avvento di internet ha rivoluzionato il mestiere degli agenti segreti, facilitando la raccolta e la diffusione delle informazioni, ma il boom dei social media ha creato un dilemma. Non c’è dubbio che Facebook, Twitter, Linkedin e altri network fanno ormai parte della vita quotidiana di milioni di persone, e quindi rappresentano una fonte preziosa di notizie. Nello stesso tempo sono così diffusi, che sarebbe innaturale non frequentarli, soprattutto per i più giovani. Il segreto di un buon agente è sempre stato quello di sapersi mescolare alla società, dando l’impressione di essere la persona più normale del mondo: casa, famiglia, lavoro, nulla che possa generare il minimo sospetto. Se questo è vero, però, un americano senza un piede nei social media sarebbe oggi come uno che va in giro in mutande: esserci è necessario, per non suscitare dubbi e domande. 

La Cia quindi ha deciso di dare via libera alle pagine Facebook, o ai cinguettii su Twitter, a patto di seguire regole rigorose descritte in un manuale che il Wall Street Journal ha letto. Bisogna mettere informazioni in rete, ma non troppe. E’ lecito usare il proprio nome vero, anche perché cambiarlo dopo aver avuto per anni una certa identità online provocherebbe subito sospetti. Si possono descrivere i viaggi personali, anche con fotografie, ma nulla deve accennare alle missioni di lavoro. Non sono permessi i collegamenti o le amicizie con i colleghi, perché se un agente fosse scoperto questi link potrebbero consentire ai nemici di individuare anche gli altri uomini della Cia. Se qualcuno aveva già delle connessioni con altre spie dovrebbe eliminarle, ma non subito e non tutte insieme, perché anche questo è un comportamento che potrebbe attirare l’attenzione dei servizi segreti rivali, sempre alla ricerca di piste da seguire. Questo, infatti, è un altro elemento da tenere sempre presente: i social media sono diventati un nuovo terreno di confronto fra le spie, e quindi bisogna usare la stessa scaltrezza adottata nel mondo normale, dando sempre per scontato che qualcuno potrebbe seguirti per smascherarti.

L’ultimo caso pratico è quello di Ryan Fogle, arrestato nei giorni scorsi dai russi che lo hanno accusato di essere un agente della Cia e lo hanno espulso. Fogle aveva una pagina Facebook su cui raccontava tutto ai suoi 243 amici: la visita in un bunker della Guerra Fredda a Mosca, una gita a Mont Saint-Michel in Francia, un viaggio a Cracovia in Polonia. Aveva rivelato anche le date e l’itinerario del suo prossimo ritorno negli Usa, raccontando che avrebbe festeggiato il Memorial Day di fine maggio al ristorante Ray’s the Steaks d Arlington, in Virginia. Tutto approvato dalla Cia, o ingenuità di una spia virtuale principiante?

Fonte La Stampa

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