Violazione della privacy: non è reato "spiare" il vicino dentro la propria abitazione

23 feb 2016
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La Cassazione ha deciso che non è violazione della privacy video riprendere e spiare qualcuno dentro la propria abitazione se questo tiene spalancate le finestre consentendo a tutti di poterlo intravedere. Una sentenza che circoscrive gli spazi di manovra della legge che ci salvaguarda dalle intromissioni altrui che farà sicuramente discutere dato che di fatto pone in gioco la vita privata  delle persone, che se vuole difendersi dai vicini indiscreti dovrà chiudersi in casa facendo attenzione a blindare bene porte e finestre.

Con la sentenza n. 18035 dell’11 maggio 2012 la Corte ha concluso che nel caso in cui qualcuno venga "spiato" anche all’interno della propria casa il “cineoperatore” non compie nessun reato di illecite interferenze nella vita privata perchè chi non vuole essere “spiato” deve fare che ciò non avvenga “proteggendo” la proprietà della propria abitazione dagli sguardi invadenti dei "spioni".

La circostanza, giunta al giudizio della massima corte, è iniziata in conclusione di una lite tra vicini. Per dirla in breve, tizio ha video ripreso l’altro e da lì è cominciato l’iter giudiziario che ha condotto la Cassazione a pronunciaree la sentenza in esame.

La vicenda ha consentito ai giudici delle differenti fasi di divertirsi nella conclusione e, perciò, il querelato è stato condannato per il reato di cui all’art. 615 c. p., in primo grado, e poi assolto in ricorso.

Per la Corte territoriale il caso che il querelante avesse registrato il video senza nascondersi, quindi in modo riconoscibile a tutti, fà cadere i principi costitutivi del reato.

In Cassazione la Corte ha rammentato che la privacy delle persone dentro la propria abitazione viene garantita nella misura in cui ciò che succede all'interno del suo perimetro è reso non distinguibile all’ esterno.

Dunque, se quello che accade all'interno dell'abitazione è assolutamente visibile a chi è fuori della casa, il proprietario della dimora non avrà nulla da protestare. Differente sarebbe stato invece se i filmati con la telecamera fossero state eseguite di nascosto, con specifiche tecniche usate dall'operatore per non essere visto oppure per rendere “penetrabili” e “inservibili” le accortezze prese dal proprietario di casa per non rendere visibile al di fuori ciò che accade nella sfera domestica.

In questo modo il pensiero di privacy limita il proprio raggio d’azione e potrà assimilarsi, riguardo all’ ambiente di casa, con quello spazio che ciascuno può creare preoccupandosi però di trasformare inviolabile agli altri.

Una sentenza da non sminuire. Se l’orientamento della Corte persiste a muoversi verso questa direzione saranno molti ad essere spiati.

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