Intercettazioni telefoniche: sistema nuovo, prezzi vecchi

intercettazioni telefonicheIntercettazioni telefoniche. Lo scorso 13 maggio è stato rivoluzionato il mondo delle intercettazioninuove modalità, nuovi prezzi. Ma la riforma per l’abbattimento dei costi è solo apparente. In realtà, queste nuove disposizioni non celano altro che un vortice di spese identico al precedente.

Secondo la circolare ministeriale, l’abbattimento dei costi sarebbe garantito dal sistema Elis, un macchinario istallato presso la Procura con il compito di sostituire gli appalti che precedentemente venivano affidati a ditte esterne. In questo modo, lo Stato, dovrebbe abbattere almeno una delle due voci tra più ingenti del capitolo di spesa delle intercettazioni. Dovrebbe.

Precedentemente al 13 maggio, appaltando esternamente il servizio, lo Stato pagava il gestore dell’utenza telefonica perché “duplicava” l’utenza intercettata e la ditta esterna che forniva le apparecchiature per intercettare.

Ad esempio, i microfoni per le ambientali oppure microspie per automobili. Ma la situazione sembra non essere cambiata.

Infatti è proprio dietro ad Elis che si cela la “beffa”. Panorama.it ha intervistato un commissario della Polizia di Stato che trascorre 19 ore della sua giornata a seguire le conversazioni tra mafiosi, camorristi e capi delle ‘ndrine calabresi.

Commissario quali sono i limiti di questo nuovo apparecchio istallato nella Procura?
“Questa apparecchiatura è in grado di intercettare solamente i telefoni fissi e i cellulari di “vecchia” generazione. Dunque non è in grado di intercettare gli smartphone. Che sono invece i cellulari tra i più diffusi”.

E quindi come fate per intercettare queste utenze?
“Dobbiamo ricorrere al vecchio sistema: interpellare il gestore, farsi attivare un Rit ovvero un codice, e pagare il gestore per lo sdoppiamento e duplicazione del traffico telefonico. Poi dobbiamo ricorrere alle ditte esterne per le apparecchiature”.

Dunque, la situazione è rimasta pressoché invariata…
“Si, considerando che oggi le utenze fisse le usano in pochissimi e che in commercio ci sono quasi esclusivamente telefoni smartphone, Iphone. Poi ovviamente dietro al macchinario in procura ci deve stare del personale. E a questo viene pagato lo straordinario perché le intercettazioni telefoniche durano ore e devono essere costantemente seguite. Inoltre non ci dobbiamo dimenticare che rimane a capitolo di spesa, anche con Elis, il costo del gestore”

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Quanto costa intercettare un cellulare?
“Intercettare un smartphone costa 200 euro al giorno. A questa cifra dobbiamo aggiungere il costo richiesto dal gestore che ripeto varia in base a quanto parla l’intercettato. Dobbiamo poi considerare che l’intercettato solitamente non ha una sola utenza telefonica ma più cellulari. Questo sta a significare che la cifra dei 200 euro deve essere moltiplicata per ogni numero di telefono. Stessa cosa per le email o per qualsiasi altro account “da intercettare” in internet.

Si spieghi meglio….
“Lo Stato non paga 200 euro a giorno per Tizio, esempio il camorrista intercettato, anche se questo ha attivato 4 utenze telefoniche. Lo Stato paga questa cifra per ogni Rit che viene attivato dal gestore: 4 numeri di telefono da intercettare, 4 Rit. Ovvero sono 800 euro al dì. Poi bisogna vedere se il soggetto intercettato usa la posta elettronica.  Se sì, scatta un altro Rit. E già siamo a 1.000 euro. Ci sono soggetti che hanno 6-8 Rit attivati”.

Quanto durano mediamente le intercettazioni telefoniche?
“Le intercettazioni telefoniche minimo durano 60 giorni. Per le organizzazioni criminali come mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, minimo 1 anno”.

Quali sono i presupposti che fanno decidere di intercettare una persona?
“Sono stabiliti dal codice di procedura penale: ergastolo o per reati con pena non inferiore a 5 anni di reclusione. In caso di omicidio e reati contro la persona, criminalità organizzata, reati di terrorismo, armi e stupefacenti.

Secondo lei, gli inquirenti abusano di questo metodo investigativo?
“Fino a qualche anno fa, sì. Adesso molto meno.

Spesso però le intercettazioni vengono usate al posto dell’investigazione tradizionale, ovvero il pedinamento. E’ giusto? Può essere davvero un metodo sostitutivo?
“No, non può essere un’alternativa al metodo tradizionale ma solo un aiuto. L’intercettazione deve essere coadiuvata dalla presenza del personale altrimenti si corre il rischio di non avere riscontro oggettivo di che cosa accade veramente”.

L’autorità giudiziaria è restia oppure no nell’autorizzare l’intercettazione?
“No, non lo è mai stata”

Da investigatore: i lati positivi e quelli negativi delle intercettazioni..
“Ci permette di arrivare in luoghi dove altrimenti non potremmo mai arrivare fisicamente come ad esempio in auto oppure in un ristorante. Questo è senz’altro il lato positivo. Lati negativi…a mio avviso, non ce ne sono”

Spesso le conversazioni intercettate non sono ben udibili e diventano difficili da trascrivere e anche da tradurre. Esempio il caso del marocchino Fickri nel giallo Gambirasio..
“Si a volte capita e non solo con gli stranieri ma anche con gli italiani che parlano un dialetto stretto: esempio i napoletani, calabresi, siciliani. Noi siamo costretti a farceli tradurre da colleghi o da gente del posto. Riconosciamo che ci possono essere molte difficoltà”.

Avete difficoltà nella traduzione delle intercettazioni ma molto spesso avete difficoltà anche nel mantenerle segrete…
“E’ verissimo. Purtroppo non sono sufficientemente tutelate e spesso vengo rese pubbliche anche quelle intercettazioni di persone non direttamente coinvolte. E questo è molto grave. Su questo aspetto sarebbe necessario un intervento urgente del legislatore”

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Fonte Panorama

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Autore

  • Francesco Polimeni

    Francesco Polimeni è un esperto riconosciuto nel campo del Technical Surveillance Counter Measures (TSCM), con oltre trent'anni di esperienza nel settore della sicurezza e del controspionaggio.

    Dopo una carriera come agente della Polizia di Stato, ha fondato Polinet S.r.l. a Roma, un'azienda leader nelle bonifiche elettroniche e nella vendita di dispositivi di sorveglianza.

    Dal 2001 è Amministratore Unico della Polinet S.r.l., tra le società leader in Italia esperte in tecnologie di Controsorveglianza e Anti Intercettazioni.

    La sua specializzazione include la bonifica di microspie in ambienti privati e professionali, nonché la rimozione di localizzatori GPS nascosti nei veicoli.

    Polimeni è anche un volto noto nei media italiani, avendo partecipato a numerose trasmissioni televisive di rilievo come "Porta a Porta" e "Matrix", dove è spesso invitato come esperto per discutere di tematiche legate alla sicurezza delle informazioni e al controspionaggio.

    La sua attività non si limita alla capitale; infatti, offre i suoi servizi di bonifica in tutta Italia, mantenendo un alto livello di riservatezza e professionalità in ogni intervento.

    Francesco Polimeni è iscritto al Ruolo Periti ed Esperti dalla C.C.I.A.A. di Roma al numero *** RM-2368 *** quale "Esperto in Sistemi di Prevenzione del Crimine".

    Competenze chiave:

    - Bonifiche elettroniche e rimozione di dispositivi di sorveglianza

    - Consulenze tecniche per la prevenzione del crimine

    - Utilizzo di tecnologie avanzate per il rilevamento di localizzatori GPS

    - Esperienza pluriennale nel settore TSCM e controspionaggio

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