Botte al detective che lo sta “spiando”

Un marito geloso è capace di tutto. Anche di assoldare un detective privato e incaricarlo di seguire la consorte quando esce la sera, per tentare di scoprire così quali sono le sue frequentazioni. Ma il pedinamento può finire male se i pedinati si accorgono del… terzo incomodo.

E’ quello che è successo una notte del luglio del 2006. Quando l’investigatore era dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso di Correggio e un giovane, oggi 33enne, è finito a processo con l’accusa di rapina.

Erano circa le 3 di notte quando l’uomo scese di casa per intrattenersi in auto con la donna sposata, che dopo una serata in discoteca aveva pensato di passarlo a trovare. Improvvisamente, nel buio dell’adiacente parco pubblico avevano visto una piccola luce rossa: la telecamera di qualcuno che stava riprendendo quell’incontro intimo, con gli infrarossi. Il 33enne, allora, era sceso dall’auto e aveva affrontato a viso aperto quell’individuo che, appena resosi conto di essere stato scoperto, aveva gettato la telecamera nel portarifiuti e si era girato verso un albero, fingendo con nonchalance di orinare.

Tutto inutile. Il 33enne aveva visto bene che quello stava riprendendo qualcosa che non doveva e subito si era impossessato delle telecamera, determinato non a restituirgliela. Tanto che l’aveva consegnata alla ragazza rimasta in auto. «Quando ho cercato di averla indietro, c’è stata una colluttazione» ha riferito ieri mattina davanti al giudice Cristina Beretti l’investigatore privato, Antonino Tortorici (dell’agenzia Anthony T-Detective di Reggio). Colluttazione che aveva mandato all’ospedale il detective – si fece refertare al pronto soccorso – e lo aveva spinto a rivolgersi ai carabinieri, per denunciare quanto accaduto. Soprattutto, la sottrazione della preziosa telecamera.

 

Risultato: quasi sette anni dopo, il giovane è finito alla sbarra con un accusa piuttosto impegnativa, quella di rapina ai danni dell’investigatore. Difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti, ieri mattina il giovane ha spiegato che cercava solo di difendere la sua privacy e di non aver aggredito nessuno. E che naturalmente, non si era impossessato della telecamaera per il valore della telecamera stessa… Il detective – che in un primo momento si era costituito parte civile con l’avvocato Enrico Della Capanna – è stato risarcito e a ritirato la querela.

E il giudice Cristina Beretti, infine, ha deciso per l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

 

Fonte Gazzettadireggio

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Autore

  • Francesco Polimeni

    Esperto blogger nel settore della sicurezza e della sorveglianza. Condivide la sua vasta esperienza in questo campo, offrendo consigli, approfondimenti e aggiornamenti sulle ultime tecnologie e tendenze in materia di sicurezza e privacy. La sua expertise nel settore è rinforzata dalla sua lunga carriera e dalla profonda conoscenza delle tecniche di sorveglianza e contro sorveglianza.

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